pag 7 - Vicha
Sabato 25 Luglio 2015 22:28

 

 

 

 

 

Sfogliando il libro “I fiori della steppa”, Krylov viene attratto dalla storia di Vicha.

 

Vicha era nata ad Ekaterimburg il 14 novembre del 1978, capelli lunghi e neri, occhi ziglioni (1). Sua mamma le aveva trasmesso tutto il suo amore e suo padre era molto legato a lei , ma da quando in casa iniziarono i litigi per colpa di un’altra donna, Vicha inizio ad essere triste. Suo padre da buon russo, aveva l’abitudine di fare qualche incontro extra coniugale, con diverse ragazze; cosi poteva dire tranquillamente a sua moglie di non avere un'amante fissa.

A sedici anni voleva uscire di casa perché non sopportava più queste baruffe casalinghe .

 

 

 

 

Quando tornava da scuola , piuttosto di rimanere nella dacia(2), andava lungo il fiume che si trovava li vicino, poi seguiva la riva, per circa un chilometro, finché il fiume si allargava .Camminava costeggiando sempre la riva destra , dalla parte delle case, perché era più sicura. La riva sinistra invece era pericolosa e piena di alberi, perché li, iniziava il bosco e gli abitanti del villaggio a volte vedevano anche degli orsi che venivano a dissetarsi nell'acqua del fiume.

 

Vicha quando arrivava nel suo punto preferito del fiume, da dove lo poteva ammirare in tutta la sua grandezza; le sembrava di essere al mare. Si sedeva sulla riva e lanciava dei sassi nell’acqua, rimanendo li anche delle ore , nonostante il freddo, perché era affascinata dalla bella vista di questo fiume.(3)

 

D’estate portava anche i libri di scuola per studiare in silenzio in compagnia delle onde. Anche perché la sua camera era piccola e lei li, si sentiva in gabbia, mentre in quell'ambiente all'aria aperta, lei stava bene, lontana dai rumori della gente.

 

Sentiva gli odori del fiume, riconosceva tutti i piccoli rumori, guardava gli uccelli che si libravano in volo.

 

Si meravigliava dell’immensità del fiume , della forza delle onde che sbattevano una piccola barca abbandonata. Aveva mille dubbi , mille domande che non sapeva dare risposta. Perché era li…..!, perché si trovava in questo mondo così crudele........!, perché i suoi genitori litigavano sempre..........!, perché in questo posto si sentiva così creativa e felice che le veniva spontaneo parlare al fiume in rima.

 

Qui lei si sentiva sicura di se, orgogliosa del proprio corpo, consapevole di essere bella , ma anche intrappolata in questa natura selvaggia. Sentiva la voglia di andarsene, di viaggiare, di scoprire il mondo. Sentiva l'odore di libertà.

 

Quando ritornava al mondo reale, questa carica di fiducia, si scaricava lentamente come una batteria vecchia.

 

Se rimaneva dei giorni in casa per colpa del brutto tempo, e non vedeva il fiume, diventava sempre più triste, più pessimista . Si richiudeva come un riccio, aveva paura di cercare una guida, una madre, un padre, paura di sbagliare, e si rifugiava nelle sue poesie.

 

Sua madre, vedeva la sua sofferenza e cercava di aiutarla in tutti i modi , anche se sapeva benissimo che era come lei, aveva ereditato la sua natura di zingara e l’unico modo per farla felice sarebbe stato il giorno che l’avrebbe lasciata libera di andarsene.

 

Abitavano in una dacia fuori città dall’altra parte di una piccola collina. Quando Vicha tornava da scuola era obbligata a prendere l’autobus scassato che passava dal centro della città. Doveva sempre trascorrere mezzora in piedi, stretta come una sardina in mezzo a odori strani , come pesce secco , vodka e gente che parlava a voce alta , e con una bottiglia di birra in mano. A volte doveva litigare e urlare anche con degli ubriachi che con la scusa che non potevano muoversi ,allungavano le mani su di lei. Era una cosa normale. Quando arrivava alla sua fermata, scendeva e doveva percorrere altri due km. a piedi in salita per arrivare sopra alla collina , per poi correre in discesa verso delle baite isolate vicino al fiume dove si trovava anche la sua Dacia. Spesso dopo aver camminato in mezzo alla neve, arrivava distrutta e con i piedi mezzi congelati.

 

Un giorno d'inverno , dopo una grande nevicata, mentre stava seduta in contemplazione, in riva al fiume, nel suo cappotto pesante; le capitò una cosa strana. Aveva la sensazione di non essere sola; forse il rumore del 'acqua aveva coperto il rumore dei passi di qualche estraneo. Si alzò in piedi, guardò a destra e a sinistra del fiume, ma non vide nessuno, poi si girò indietro e a quel punto rimase impietrita. A cinque metri da lei, c'era un lupo affamato , in posizione di attacco.

 

Rimasero in silenzio guardandosi negli occhi ; il lupo sentiva l'odore della sua paura. Allora Vicha provò a fare qualche passo alla sua destra, per capire la reazione del lupo, ma questo, fece subito un passo in avanti ringhiando . Aveva capito che doveva rimanere ferma.

 

Mentre stava li come una statua , pensando a cosa fare, d' improvviso si alzò un vento gelido, che in pochi secondi avvolse il lupo , che più che spaventato, sembrava sorpreso da questa improvvisa situazione . Vicha, tremando dalla paura e dal freddo improvviso, si guardò intorno, ma le foglie degli alberi non si muovevano. Il vento gelido, sembrava fosse solo lì , come un vortice, intorno al lupo che incominciò a retrocedere sempre di più, fino a scappare. Poi, il vento scomparve con la stessa rapidità di come era comparso, ritornando la pace e il rumore del' acqua che scorreva. Quando ritornò a casa, raccontò tutto a sua mamma, che non si meravigliò del lupo , ma del vento . Durante il periodo invernale era normale che i lupi affamati si spingessero fino in città, infatti la sera tutti gli abitanti rimanevano chiusi in casa.

 

Cosi spiegò a Vicha che secondo lei, era stata protetta da Sibir ; il vento siberiano. Vicha rimase sorpresa, e chiese ancora delle spiegazioni a sua mamma. Una leggenda metropolitana, racconta che una volta, Sibir aveva aiutato una persona dispersa in Siberia a ritrovare la strada del suo villaggio. “Comunque”, disse la madre, “io andrei a sentire cosa ne pensa la maga Olga , qui in città, di questo fatto che ti è successo.” . Tutte e due, come la maggior parte dei Russi, erano molto superstiziose, e

 

così Vicha alla prima occasione sarebbe andata a trovare la sua amica Olga, che già in altre occasioni gli aveva letto le carte.

 

A 18 anni aveva conosciuto una nuova amica di 19 anni , Maria, che studiava economia e commercio nella stessa università dove lei frequentava il corso di giurisprudenza , ed era diventata la sua migliore amica. ­

 

Dopo scuola uscivano assieme e passavano il pomeriggio in giro per la città . Molte volte preferiva passare la notte a casa di lei per evitare la spremuta di gente in autobus.

 

Vicha era diventata una bella ragazza, un viso fiero e nitido, una grande bocca con un forte trucco, bella statura, forme piene e snelle , aveva le caratteristiche di un Diamante ; fortissima, bellissima e fragilissima. .

 

 

 

Nonostante non avesse mai rubli , era sempre elegante e ben curata con un bel portamento. Sapeva benissimo di avere tutte queste belle qualità , e le utilizzava attirando gli uomini ,di questo se ne era resa conto anche a scuola.

 

Si divertiva a farli cadere ai suoi piedi e poi li scaricava.

 

Si vergognava un po’, non riusciva a fare il primo passo, ma conosceva molti trucchi anche per farsi dare dei bei voti dai professori, bastava fare certe pose, certi sguardi e il gioco era fatto.

 

Sua mamma, brontolava che un giorno avrebbe dovuto mettere la testa a posto…

 

Ma Vicha replicava:” Sposarmi ? Ma neanche per sogno !! Diventare una donna di casa stanca? No,Grazie. Sto benissimo così senza un uomo fisso e con mille uomini a disposizione.”

 

Con sua mamma aveva molta confidenza e gli raccontava tutto quello che faceva durante il giorno, sia cose belle che brutte. Erano diventate grandi amiche senza segreti. Ormai Vicha era una ragazza che stava per diventare donna , era come una farfalla appena uscita dal suo bozzolo. Volava libera nel cielo in cerca di un fiore su cui posarsi , e se qualcuno cercava di catturarla scappava per non rimanere ferita. 

 

 

 

Durante la settimana Maria e Vicha , cercavano di intrufolarsi in qualche festa, o compleanno in modo da divertirsi senza spendere un rublo.

 

In queste feste cercavano di accalappiare qualche ragazzo, disposto a pagare loro una serata in discoteca.

 

A volte usavano questo sistema anche nei bar , al primo che capitava, lasciavano il loro numero di telefono, dimostrandosi disponibilissime.

 

In realtà poi erano sempre impegnate anche perché avevano una specie di scaletta, piena di appuntamenti con persone che avevano avuto il loro numero di telefono con la stessa spontaneità e superficialità.

 

Un pomeriggio in un bar, incontrarono due trentenni , mezzi ubriachi, ma molto simpatici che si offrirono di accompagnarle a casa in auto.

 

Maria che era la più matta, insistì molto con Vicha per accettare l’invito anche perché erano due bei ragazzi. Alla fine furono accompagnate a casa da loro.

 

Prima di salutarsi, si scambiarono il numero di cellulare, come facevano

 

sempre.

 

La sera dopo furono invitate dagli stessi ragazzi, e loro due decisero di accettare l’invito.

 

Uscirono a cena , due litri di vodka in quattro ,prima di iniziare a mangiare, musica balli e poi birra a volontà fino ad ubriacarsi . Poi con una scusa furono portate a casa di uno di loro.

 

 

 

 

        1. Ziglione è il nome di un colore. corrisponde al verde oliva.

                                                                2  Villetta di campagna Russa.

                                                                3    Il fiume in questo punto viene chiamato Mare di Sverdlovsk .

     

     

    Ultimo aggiornamento Lunedì 19 Febbraio 2024 15:28