Pag 4 - Sofya

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I fiori della steppa (libro giallo)

Capitolo I- Il mare di Okhotsk

Krylov aprì il libro sul primo capitolo e mostrandolo ad Ekaterina disse:”dobbiamo partire da questo punto.

La storia inizia nella Kamciatka, una nostra penisola sull’oceano Pacifico piena di vulcani è di Geyser, e qui nella regione di Koryak che si affaccia nel mare di Okhotsk, nella piccola cittadina di Palana, nel 1955 nacque Sofya Kirillova .Una bella bambina con gli occhi “ziglioni”(1) e i capelli biondi. Era quasi sempre in riva al fiume a giocare con le sue amiche. In questo paesino di cacciatori e pescatori, abitavano delle persone buone come il pane, tranquille e squisite. Quando non era in riva al fiume dalle acque cristalline, correva su e giù per le colline come una cerbiatta. La massima temperatura di giorno era circa dieci gradi. Non si addentrava mai da sola nei boschi perché sapeva che erano abitati dagli orsi. Conosceva tutti i nomi delle piante, delle erbe e degli animali del posto. Era felice, ma anche curiosa di sapere cosa c’era oltre quel grande mare .

A diciannove anni muore la madre , e il padre decide di portare la selvaggia Sofya in una grande città per continuare gli studi, in modo da avere un futuro migliore del suo. Fu così che iniziarono il lungo viaggio che li avrebbero portati nelle grandi città di Omsk, Ekaterimburg ,forse Perm di là degli Urali.

Il loro primo obiettivo era di arrivare al lago Baikal.

Partirono la mattina presto con un peschereccio di un loro amico e si diressero verso la città di Magadan. Il pescatore durante la traversata che durò due giorni, raccontò ai due passeggeri che, questa città era famosa per essere chiamata “ la porta dell’Inferno”. Disse : “ durante il periodo nero che loro chiamavano anche -il periodo dell’Unione - tutti i prigionieri politici , delinquenti e quelli contro il regime , venivano mandati qui e usati nei campi di lavoro per l’estrazione dell’oro.”

Come tu sai bene ”; continua Krylov ,rivolto alla tipografa, “ che la satira delle mie favole è sempre stata basata sulla critica del sociale (corruzione e incompetenza) e della vista amara della natura umana. Io che ho sempre lottato contro il falso patriottismo ,contro l’abuso del potere; sfuggendo abilmente all’occhio della censura ; ero molto curioso e speranzoso di sapere come sarebbe stato il mondo politico nel nostro futuro". Ecco perché ho cercato qualche segno in questo libro, e purtroppo ho constatato che nel nostro futuro ci sarà un periodo di regime totalitario buio e di terrore “.”Ci sarà il più sofisticato e il più spregevole esempio di schiavitù intellettuale.”

Sbarcarono a Magadan verso sera, Sofya e suo padre cercarono un autobus per recarsi a Yakutsk che si trovava a 2200 Km da li. Poi entrarono in una baita per scaldarsi un po'; e seduti a un tavolo con altre persone , vennero a sapere che a Magadan, la temperatura in riva al mare variava dai meno ventidue gradi in inverno a più dodici in luglio. La città era stata costruita sulle palafitte in quanto il terreno trovandosi per sei mesi sotto zero, era sempre ghiacciato. Sofya cominciava già ad avere nostalgia delle sue terre, ma durò poco ,si alzò e andò subito a dormire perché il giorno dopo l’aspettava una dura giornata.

Il mattino si alzarono presto ,salirono sull’autobus che assomigliava a un camion e con altre persone, partirono sull’unica strada di pietre e sassi che portava a Kolyma (famosa per i Gulag) . Nel bus le persone del posto raccontarono che questa strada era stata costruita con le ossa dei prigionieri che erano morti molti anni prima nel periodo dell’Unione ,lungo questo percorso.

Durante il giorno si poteva incontrare degli allevatori di cervi con i loro branchi o qualche gruppo di nomadi.

La strada era a tratti ghiacciata e il mezzo non era molto stabile,i finestrini chiusi facevano entrare un po di aria fresca perché non erano molto ermetici, e Sofya si chiuse stretta nel suo cappotto pesante di lana di pecora.

Durante questi giorni di viaggio in corriera, Sofya tutte le volte prima di addormentarsi, pensava alla “strada delle ossa” che stava percorrendo, immaginandosi questi morti che si alzavano allungando le braccia e gridando il suo nome ripetendo:” fermati , abbiamo bisogno del tuo aiuto!!”. A volte nel sogno vedeva anche qualche prigioniero che

raccontava la sua storia.

Ogni otto ore circa, la corriera si fermava in un piccolo paesino di quattro isbe, per una piccola sosta e per bere un piatto di Borsh caldo(brodo di rape rosse),o del “Cifir”; che è un tè molto forte.

Poi durante il viaggio di notte, Sofya riprese a sognare i morti di Kolima. Una volta sognò

che in uno di questi campi c'erano prigionieri francesi, americani e inglesi, e questi a volte ricevevano dei pacchi, o lettere dalle loro famiglie; quindi potevano sentire la solidarietà del loro popolo. I prigionieri russi, invece non ricevevano mai nulla perché erano stati rinnegati dai loro superiori e quindi erano stati abbandonati dalla loro Patria.

Quando un personaggio scomodo finiva di scontare i suoi anni di carcere, gli impedivano di uscire dalla kolima e così rimanevano nei paesini dei dintorni, ubriacandosi e a volte suicidandosi. Stava sognando che un fuggitivo stremato dalla fame era stato ripreso dalle guardie ,ma piuttosto che ritornare in prigione, aveva avuto il coraggio di spararsi in bocca. Nel momento dello sparo, Sofya si svegliò di colpo tutta agitata. Si accorse di avere il cappotto aperto e di avere la gamba destra che tremava dal freddo. Così si copri e finì di tremare. Guardò il solito paesaggio bianco e per un attimo smise di pensare al sogno.

Sentiva gli spifferi gelidi che entravano dal suo finestrino ed a un certo punto si mise ad ascoltare il rumore dello spiffero. Dopo un po rimase sbalordita e incredula, le era sembrato di sentire una voce trasportata dallo spiffero. Si guardò intorno per vedere se qualcuno dei passeggeri avesse sentito qualcosa di strano, ma tutti stavano ancora dormendo.

Allora si chinò con la testa vicino al finestrino e mise l'orecchio in una buona posizione per sentire lo spiffero. Dopo un po' sentì una voce che diceva “gli antenati ti aspettano”.

 

Dopo tre giorni di tundra con il paesaggio sempre uguale, arrivarono a Yakutsk. Erano stremati dal viaggio, ma a Sofya abituata nelle sue terre selvagge, era sorpresa e incantata da questa natura immensa ,sconfinata e diversa dai suoi luoghi natii. In questa zona , in un raggio di centinaia di km , non si trovava nessuna anima viva. Stava finalmente vedendo com'erano le terre dall’altra parte del suo mare .

La città era molto grande ed era tutta costruita su palafitte di cemento in modo da tenere i palazzi a circa mezzo metro di altezza dal terreno ghiacciato,per evitare che con il calore della costruzione, e i raggi solari, si sciogliesse il terreno.

Il fiume Lena che attraversava la città era maestoso, selvaggio , e pieno di vita . Sofya rimase immobile a osservare questa forza della natura .

In questo territorio che era quasi tutto circolo polare, si trovavano delle pecore della Jacuzia , degli esemplari di alce gigante e i caribù. Le persone di questa città organizzavano anche la caccia all’orso, e non era difficile per lei incontrare dei cacciatori che attraversavano il paese con un’ orso vivo al guinzaglio di catene robuste.

 

Faceva molto freddo, perché anche d’estate la temperatura dell’aria era sempre sotto zero ma per Sofya abituata a coprirsi anche nelle sue terre, era una cosa normale. D’inverno Il fiume Lena , in questo tratto si ghiacciava quasi tutto arrivando anche a cinque metri di spessore; cosi si poteva utilizzarlo come una grande autostrada per arrivare al lago Bajkal. In questo modo il percorso si accorciava. A causa del viaggio appena fatto suo padre non stava molto bene , e cosi furono costretti a fermarsi qui per una settimana.

Durante questi giorni di sosta forzata, Sofya ne approfittava per andare sulla riva del Lena a godersi lo spettacolo di questo fiume così impetuoso e immenso. In quel punto , la sponda opposta distava di circa sette chilometri .E ne rimase impressionata ; le sembrava di essere al mare.

La settimana seguente, ripresero il viaggio verso sud in direzione di Aldan. Qui Sofya e suo padre, decisero di fermarsi più a lungo, anche perché non si era rimesso del tutto e non era in condizioni di continuare il viaggio. Così mentre suo padre rimaneva a letto in una vecchia pensione, trovata per pochi rubli, Sofya iniziò a frequentare le persone del luogo e dopo un po di tempo, con qualche amica inizio a frequentare anche l ’unica discoteca della città. Fu proprio in questo locale che conobbe Andrej un ragazzo del posto. I due fecero subito amicizia anche perché avevano molte cose in comune. Lui era stanco di questa piccola città , e sognava di andarsene in un’altra più importante, ma non aveva molto denaro. Anche a Sofya piaceva viaggiare perché era di indole selvaggia e capiva benissimo la sua voglia di andarsene.

Cosi dopo essere entrata per la prima volta in un ristorante della città, invitata da Andrej, tutta eccitata per questa nuova esperienza, decise che quello sarebbe diventato il suo ragazzo.

Dopo un mese il padre di Sofya aveva ripreso le forze ed era pronto per ripartire,e lei lo convinse di portare Andrej con loro verso le grandi città del nord. Salutarono la nonnina, “babusca” che li aveva ospitati per tutto questo tempo ringraziandola di cuore perché era stata ospitale e generosa e dopo aver finito il te e i biscotti , proseguirono il viaggio verso sud in autobus.

Alla sera arrivarono a Skovorodino, una città attraversata dalla famosa ferrovia Transiberiana. Finalmente potevano viaggiare in treno un po piu comodi. Aveva sentito parlare di questa strada ferrata che attraversava tutta la Russia. Entrarono in stazione, per Sofya era la prima volta ; non aveva mai preso un treno. Osservava tutti questi tralicci verdi d’acciaio che sostenevano questo tetto immenso, con sotto un via vai di persone che correvano da tutte le parti, che spettacolo!! Mai vista tanta gente in un colpo solo, poi si avvicinarono alla banchina per prendere il treno. Andrej la prese per un braccio e la allontanò dalle rotaie perché non si era accorta con tutto quel rumore, che si stava avvicinando il treno. Lei si sporse un po in avanti e vide un grande nebbia bianca che si avvicinava, e dopo un po’ spuntò il muso di un treno a vapore. Avanzava lentamente diventando sempre più grosso e facendo uscire dalle ruote, degli spruzzi di vapore che correvano veloci,paralleli al terreno. Lei lo guardò a bocca aperta, affascinata da questa macchina così nera e rumorosa. Quando si fermò, disse ad Andrej:”Dobbiamo salire su queste carrozze?” ,”no”,rispose:” il nostro treno arriva dalla rotaia di fianco, questo è troppo piccolo per percorrere tutta la transiberiana”. Dopo cinque minuti si senti un fischio lontano , Sofya non aveva più dubbi, era lui , il treno più famoso della Russia. Quando le arrivò davanti, fece un passo indietro dalla paura, e vide i due locomotori giganti diesel che trainavano un lungo serpente di carrozze. Questi locomotori, sembravano una centrale elettrica da tutta quella roba che avevano sopra, compreso un grosso compressore d’aria.

Se durante l’inverno , questa centrale si ferma in mezzo alla steppa , le persone rimangono tutte congelate prima che arrivino i soccorsi” le disse Andrej.

E vedendo lo sguardo di Sofya , sorrise e disse:

non ti preoccupare, non è mai successo”.

 

Guardarono il biglietto, che aveva come destinazione Slyudyanka una piccola città in riva al lago Baikal, e si incamminarono verso la carrozza numero ventitré. Ogni vagone era gestito da una donna in divisa, che oltre a controllare il biglietto dei passeggeri, faceva anche da cameriera e da poliziotta.

Sofya leggeva il numero dei vagoni, e arrivata al numero tredici, si fermò un attimo, e sbirciò dentro una finestra per curiosità.

Vide una bella stanza molto accogliente con le tendine alle finestre, un tavolino con già sopra la colazione, velluto rosso alle pareti e due sedili lunghi con una bella coperta sopra. C’erano solo due persone all’interno. Era un vagone letto.

Arrivati al loro vagone, i tre si accorsero che non era uguale a quello che avevano visto in precedenza, qui c’erano molte più persone, non c’era la colazione sui pochi tavolini, il vagone era tutto aperto e per trovare il posto dovevano stare attenti con le valige, a non schiacciare qualche piede di persone che si erano già sdraiate . Era un casino,la gente fumava, qualcuno urlava, e si sentiva odore di aglio e di pesce secco.

Quando trovarono il posto , il papà di Sofya disse:” non potevamo permetterci una carrozza migliore, nascondete i pochi rubli che avete, nelle mutande, è più sicuro.”.

Finalmente il treno partì , le persone si calmarono e si comincio a stare un po meglio. Durante la notte, Sofya si svegliò un paio di volte, non era abituata al rumore intermittente delle rotaie e si accorse che in treno si dormiva meglio che in autobus, il movimento degli ammortizzatori della carrozza, erano morbidi ed eccitanti, invitavano a dormire. Guardò per un attimo Andrej che russava come un orso e poi si riaddormentò.

Al mattino si svegliò in mezzo ad un mormorio di voci ,gente che si alzava, e che faceva la fila per andare in bagno.

L’unica cosa bella erano i paesaggi deserti mozzafiato che si vedevano fuori dal finestrino. La sua fantasia correva come il treno, lei con la sua natura selvaggia , sicuramente sarebbe stata bene la fuori, lontano da questa confusione di persone.

 

Scesero dal treno alla citta di Slyudyanka .Finalmente videro il lago Bajkal , il più bello e più grande del mondo situato al nord delle montagne Mongole.

Rimasero solo due settimane e poi andarono nella grossa città di Irkutsk per avere più probabilità di trovare un lavoro.

A Irkusk decisero di fermarsi anche perché i rubli stavano per finire.

Suo padre trovò lavoro come guardiano notturno in una fabbrica di birra e Andrej trovò un posto come operatore della linea che stava all’interno di quella stessa fabbrica .

Sofya sapeva che qui sarebbe rimasta per lungo tempo e cosi si iscrisse all’università della città.

Durante una giornata di sole Sofya e Andrej decisero di fare una gita sopra le montagne Primorski che costeggiavano il lago verso ovest .

Arrivati sopra , incontrarono uno sciamano siberiano che dopo le loro insistenze, per conoscere il loro futuro; decise di prepararsi per una cerimonia con gli spiriti e legò a dei paletti, degli oggetti di Sofya e Andrej . Al centro di questi paletti di legno, infissi nel terreno, si mise a suonare il tamburo sotto l’effetto di un fungo allucinogeno.

 

Il ritmo del tamburo aumentava sempre di più , e ad un certo punto il santone entrò in uno stato di trans e iniziò a scandire delle parole con una voce confusa.” Concepirai una ragazza bella.., forte.. , selvaggia.. e impetuosa come il fiume Lena “.

Lo sciamano rimase in silenzio, Sofya guardò in faccia Andrej meravigliata, ma il rito continuò e il tamburo aumentò di volume sempre di più, fino a che riprese a urlare dicendo:”

Gli spiriti degli antenati chiamano…! Aspettano la sua nascita …! Hanno bisogno del suo aiuto…… “. Altro silenzio , si sentì solo il rumore e il ritmo del tamburo. Poi continuò :”lo spirito del falco le vuole parlare ……., il giorno delle sue 29 primavere, dovrà trovarsi nella città di Pietro il Grande, quando il sole si troverà nel punto piu alto.”, “ Gli antenati chiamano………….” .A questo punto la musica si interruppe di colpo, lo sciamano rimase con il capo chino sul tamburo. La comunicazione con gli spiriti si era interrotta.

Dopodichè, il santone si rialzò un po intontito e disse che non sarebbe più riuscito a ricollegarsi, spiegando loro che era come svegliarsi da un sogno e tentare di riaddormentarsi per riprenderlo , sarebbe stato molto difficile. Poi disse che era la prima volta che lo spirito del falco parlava durante il rito. Era una cosa strana anche per lui.

Ma Sofya e Andrej furono lo stesso soddisfatti perché saperono in anticipo che avrebbero avuto una bella femmina.

Sofya tutta felice si rivolse ad Andrej e gli disse: “Ha detto che sarà forte e selvaggia come il fiume Lena. …Perché non le mettiamo il nome di questo bellissimo fiume ? Lena , Alena , Elena …che ne dici.” “ perché no ! “rispose Andrej.

Nei giorni successivi, Sofya ,che era molto superstiziosa , ripensò al discorso dello sciamano, ma non capiva il perché sua figlia doveva trovarsi a 29 anni a San Pietroburgo.

E che le doveva dire lo spirito del Falco ?