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UN DEBITO CHE NON E’ UN PROBLEMA, ANZI.

 

La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere a deficit, cioè creare debito pubblico. Abbiamo già visto, e qui ne riparliamo, come la spesa a deficit produca ricchezza fra i cittadini, e come non sia affatto vero che il debito dello Stato a moneta sovrana sia anche il debito dei cittadini: questa è una menzogna. Nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE dimostrerò che la sopraccitata menzogna fu creata ad arte dalle elites finanziarie per distruggere gli Stati, con essi noi persone e le democrazie partecipative. Ma ora parliamo di questo debito.

Innanzi tutto cosa significa. Uno Stato può avere diversi debiti, a seconda del settore economico che si prende in analisi. Ma i principali sono il Debito Pubblico, il Deficit di bilancio e il Debito Estero. Il Deficit è la differenza fra la spesa dello Stato e i suoi incassi: se alla fine dell’anno esso ha incassato meno di quanto abbia speso, allora si dice che c’è un deficit. Il cumulo dei deficit dei trascorsi 70 o100 anni (o più a seconda dei Paesi) forma il Debito Pubblico. Il Debito Estero è la parte del Debito Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri per svariati motivi, cioè scambi commerciali, prestiti ecc. Non si confondano questi debiti statali con l’indebitamento privato di aziende e cittadini all’interno del Paese o con l’estero.

Il debito di uno Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 -­‐ non è mai un vero debito, ovvero non lo è come invece lo sarebbe per chiunque di noi nel caso dovessimo restituire denaro ad altri. Questo per alcuni motivi, di cui affronto subito il più tecnico. Cosa accade quando uno Stato a moneta sovrana spende a debito? Esso può accreditare direttamente i c/c di coloro che gli vendono beni o servizi, e questo fa sì che le riserve delle banche che detengono quei c/c aumentino di pari valore. Le banche cosa faranno con quei nuovi soldi? Non li lasciano lì a far nulla, compreranno anche titoli di Stato che fruttano interessi. Ma se comprano titoli di Stato che accade? Accade che i soldi dello Stato rientrano dritti nelle casse dello Stato. E cosa accade se lo Stato deve poi onorare quei titoli? Accade che gli stessi soldi ritornano alle banche e lo Stato si riprende indietro i suoi Titoli. Rimangono fuori gli interessi pagati nel frattempo, ma anche questi sono solamente soldi che escono dallo Stato a costo zero, per poi rientrare in altro modo se necessario, ad es. con le tasse.

 

Se invece lo Stato spende emettendo da subito titoli di Stato, nulla cambia: il denaro originariamente emesso dallo Stato torna dalle banche allo Stato e le banche si prendono i titoli; quando lo Stato onora i titoli, il denaro torna alle banche e i titoli tornano allo Stato. Ricordatevi che lo Stato a moneta sovrana spende e onora titoli semplicemente inventandosi il denaro dal nulla, preme pulsanti su computer, e NON ha bisogno di cercare denaro da chicchessia. Infatti il motivo per cui esso emette titoli di Stato NON E’ MAI per poter spendere, bensì per arricchire i cittadini e aumentare la produttività, come già spiegato in precedenza.

Sappiamo infatti cosa accade quando un cittadino o una banca acquistano un titolo di Stato a moneta sovrana: semplicemente che il loro denaro passa da un c/c (del cittadino) o da una riserva (della banca) che fruttano praticamente zero, a una sorta di ‘libretto di risparmio’ (il titolo) che gli frutta

assai di più. Dovete capire che l’emissione di titoli di debito dello Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 – è un’operazione volontaria del Tesoro, NON una manovra imposta da necessità.

 

Ma l’apporto di ricchezza che lo Stato a moneta sovrana contribuisce alla comunità va oltre a tutto questo, ed è necessario che qui mi ripeta per chiarezza. Infatti se la spesa a deficit dello Stato è ben diretta, essa produrrà una crescita economica nella collettività (diventerà più ricca e spenderà di più); questa crescita alzerà il Prodotto Interno Lordo (PIL), che a sua volta aumenterà le entrate fiscali senza aumentare le tasse, poiché è ovvio che un’aliquota dell’x% su un PIL di 2 trilioni di euro è una cifra, mentre su un PIL di 2,5 trilioni è ben altra cifra. Questo fin da subito arginerà automaticamente il deficit in un circolo virtuoso. Ancora più importante, l’indebitamento a deficit dello Stato conterrà anche l’inflazione perché stimolando la ricchezza nazionale stimola anche la produttività (inflazione è troppo denaro in giro e pochi prodotti, nda – altri dettagli sul pericolo inflazione nel capitolo COME SPENDONO GLI STATI A MONETA SOVRANA).

 

Il secondo motivo per cui il debito dello Stato a moneta sovrana – com’era l’Italia fino al 2002 -­‐ non è mai un vero debito, sta nel fatto che esso non è mai ripagato in realtà. Nessun governo che sia sano di mente lo fa, perché quando è stato fatto ci si è accorti che i danni erano di gran lunga superiori ai vantaggi. Chiederete: ma com’è possibile ciò? Come fa lo Stato che ha i titoli in scadenza (qualcuno reclama i soldi) e non pagare mai? Semplice. Chiediamoci cosa significa onorare un titolo di Stato. Significa che il possessore si prende gli interessi e alla scadenza anche i soldi che ha investito in quel titolo. Oppure significa che decide di rinnovare il titolo per altri 10 anni. In quest’ultimo caso, il governo semplicemente scriverà su un pezzo di carta da nulla ‘Titolo di Stato per 10 anni’, e lo darà al cittadino. Nulla ha speso, il debito rimane. A livello cosiddetto aggregato, il debito dello Stato viene sempre rinnovato in questo modo, infatti il debito statale non si riduce mai, lo Stato non lo ripaga mai. Ma supponiamo che il cittadino invece voglia proprio incassare i suoi soldi. Lo Stato allora semplicemente scriverà su un altro pezzo di carta da nulla ‘Titolo di Stato per 10 anni’, troverà un altro acquirente, da esso prenderà il denaro e pagherà l’altro cittadino all’incasso. E così via ogni volta che qualcuno vuole incassare. Come si vede il debito non si ripaga veramente mai. Riassumendo, lo Stato in un caso lo rinnova scrivendo pezzi di carta da nulla, nell’altro caso semplicemente passa il denaro di un tizio/ente a un altro tizio. Nessuno deve pagare alcunché, meno che meno il cittadino per il quale si tratta, ripeto, di vedere i propri soldi transitare da un c/c a un ‘libretto di risparmio’ (il titolo di St.) che frutta, oppure ritornare nel proprio c/c dopo aver incassato degli interessi. E gli interessi non pesano alle casse dello Stato? No, neppure quelli. Lo Stato a moneta sovrana li onora pigiando i soliti tasti che inventano denaro dal nulla, creando un po’ più di debito che tuttavia crea ricchezza nei cittadini, la quale ricchezza aumenta il PIL, che aumenta le entrate, che riducono il deficit ecc. ecc. in un circolo virtuoso. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle BC, esse certamente ne trarranno un certo profitto, ma sono tenute per legge a restituirne un’alta percentuale al Tesoro ogni anno.

 

Un breve accenno a cosa accade quando, al contrario, uno Stato si mette in testa malauguratamente di ridurre il debito o addirittura di eliminarlo.*

 

* Il risanamento del debito pubblico è un mantra ossessivamente ripetuto dai media che deriva, ripeto, da un piano ordito a tavolino per distruggere gli Stati e i cittadini a vantaggio delle elites del capitale internazionale, come proverò con fatti e nomi nel capitolo IL PIU’ GRANDE CRIMINE.

Accade ciò che fu visto negli USA del presidente Clinton, che tentò di pareggiare i conti pubblici. L’America di quegli anni riuscì a fermare l’espansione del debito pubblico, ma il risparmio dei cittadini crollò -­‐ secondo la sopraccitata equazione per cui più c’è debito di Stato e più c’è risparmio dei cittadini, dando origine a una crisi di indebitamento privato senza precedenti e che porterà poi al collasso dei mutui e delle carte di credito americani pochi anni dopo. Detta semplicemente, se un governo a moneta sovrana vuole bilanciare i conti o addirittura azzerare il debito, dovrà tassare i cittadini più di quanto li arricchisce spendendo; cioè dovrà sottrarre dai c/c dei cittadini più di quanto vi immette spendendo. Mai una buona idea.

 

Veniamo all’indebitamento esterno di uno Stato a moneta sovrana. Abbiamo detto che il Debito Estero è la parte del Debito Pubblico che uno Stato deve a Paesi stranieri per svariati motivi, cioè scambi

commerciali, prestiti ecc. A patto che il debito estero sia denominato nella moneta sovrana (in dollari per gli USA, in lire per l’ex Italia, in sterline per la Gran Bretagna ecc.), non esiste problema neppure qui. Lo Stato lo ripagherà come al solito pigiando un bottone e creando moneta. E’ ciò che accade fra Stati Uniti e Cina, per esempio. La Cina compra molti titoli di Stato USA perché preferisce investire le sue riserve in dollari che tiene presso la FED in quei famosi ‘libretti di risparmio’ che fruttano interessi, piuttosto che averle stagnanti sempre alla FED. Il governo di Washington onora interessi e titoli di quel debito estero pigiando bottoni al Tesoro. Tutto qui.

 

Purtroppo però accade che per molti Paesi il debito estero sarà denominato non nella loro moneta sovrana. Ad esempio la Tanzania avrà debiti esterni in dollari, di sicuro. Questo è un grave problema, poiché assoggetta quei Paesi al ricatto degli istituti finanziari occidentali, come il Fondo Monetario Internazionale (che è in pratica una costola del Tesoro USA), portatore di devastazioni indicibili che meritano approfondimenti seri. In questi casi, una nazione indebitata in moneta straniera ha sempre l’opzione di emergenza: dichiararsi insolvente e proporre ai creditori di riconvertire il proprio debito da dollari alla moneta locale. In tal modo potrà poi pigiare i soliti tasti e inventarsi il denaro necessario a ripagare il debito. Vero è che i creditori faranno di tutto per impedirglielo, e generalmente ci riescono con l’arma delle minacce diplomatiche e dello spettro della svalutazione, ma si tratta di bluff in cui i governi debitori cascano. Perché è solo un bluff? Ve lo spiego con detto molto popolare a Wall Street: “Se tu devi 100.000 dollari a qualcuno, costui ti possiede. Se devi un miliardo di dollari a qualcuno, sei tu che possiedi lui”. Capito?

 

Gli increduli che sono arrivati fin qui storcendo il naso nonostante le spiegazioni, osservino cosa accadde mezzo secolo fa negli USA e cosa è accaduto più di recente in Giappone. Durante e dopo la seconda guerra mondiale, i presidenti americani Roosevelt e Truman fecero esattamente quanto ho descritto qui sopra, cioè usarono il debito e il deficit per creare una ricchezza senza precedenti fra gli americani (beni finanziari al netto) e di conseguenza nel resto del mondo. L’America ha moneta sovrana. Fu il periodo più prospero che le economie moderne ricordino, e Washington viaggiava con un deficit di bilancio del… 25% del PIL (sic). Pensate che oggi la Grecia è svergognata per un ‘misero’ 13%. Il Giappone negli anni ’90 era messo male, in piena deflazione (pochi soldi in giro e troppi prodotti invenduti), interessi sul debito al rialzo, e stagnazione. Ha il Giappone mai mancato un pagamento dei suoi debiti? No. Neppure quando le agenzie di rating l’avevano declassato. Perché non ha fatto bancarotta? Perché ha moneta sovrana e i mercati sanno che può pagare sempre senza limiti di spesa pigiando i fatidici bottoni al Tesoro che inventano Yen. Oggi il Giappone ha un debito pubblico che è del… 200% del Pil, non sto scherzando, cioè il doppio di Grecia e Italia, ma nonostante questo nessuno sta strillando “oddio!” e nessuno sta strangolando Tokyo con tassi d’interesse alti sui prestiti, come invece oggi fanno con la Grecia che se vuole denaro deve pagare interessi folli.

 
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