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Le idee

Le idee.

Sono le idee che permettono l’ottenimento del potere, in questo caso la sua riconquista. Le elite si armarono dunque di una serie di idee sofisticate. Forse non vi sarà chiaro da subito, ma i concetti che seguono stanno alla radice di ogni singolo male sociale ed economico che ci affligge da almeno quarant’anni. Le più rilevanti fra queste idee furono:

IL DENARO NON DOVREBBE FIGURARE COME STRUMENTO CENTRALE PER IL FUNZIONAMENTO DELLE ECONOMIE.

Presero in prestito questo dogma dal lavoro degli economisti Neoclassici, quelli che sostenevano che il Mercato avrebbe sempre fornito l’equilibrio perfetto di domanda e offerta di beni, e che avrebbe perciò sempre stabilito il prezzo giusto per ogni cosa. Il denaro non figurava nel loro modello. Ma notate che anche qualcos’altro non figura in questo modello: lo Stato e il suo potere di gestire una politica monetaria. Non per nulla. Era il sogno delle elite: lo Stato tolto di mezzo, e il loro Mercato come governo supremo di tutta la vita economica. Spinsero questa idea al punto da creare uno stereotipo che definì gli Stati, o più precisamente i governi, come qualcosa di ingombrante piantato nel mezzo di una macchina perfettamente funzionante che avrebbe beneficato tutti: il Mercato. E’ da ciò che l’attuale mantra di ridurre le dimensioni dei governi prese origine, per essere poi raccolto da altri lungo la via. Gli accademici che prestarono queste idee alle elite furono: Dennis H. Robertson, Gerard Debreu, Kenneth Arrow, Frank Hahn e i pensatori politici Neoliberisti in generale.

Un’altra idea che le elite adottarono con vigore fu che

I RISPARMI DEVONO SEMPRE VENIRE PRIMA DEGLI INVESTIMENTI, E MAI VICE VERSA.

Il padre di questa regola fu l’economista inglese David Ricardo (1772-­‐1823). Tradotta in pensiero moderno, essa fornì il razionale per l’attacco delle elite contro la spesa dello Stato per il beneficio dei cittadini. Infatti esse argomentarono che

IL BILANCIO DEGLI STATI E’ PROPRIO COME QUELLO DELLE FAMIGLIE, E, PROPRIO COME FANNO LE FAMIGLIE SAGGE, ANCHE GLI STATI DEVONO GUADAGNARE DI PIU’ DI QUELLO CHE SPENDONO. DOVRANNO SEMPRE PRIMA GUADAGNARE (RISPARMIARE), E SOLO DOPO SPENDERE (INVESTIRE).

Questo semplice teorema economico è dotato di una straordinaria efficacia perché è logico e ha convinto tutti, dal pubblico ai politici. Peccato che fosse tutto sbagliato, specialmente da un punto di vista contabile: una famiglia deve risparmiare più di quanto spende semplicemente perché non può creare il proprio denaro; lo deve guadagnare o prendere in prestito, e dunque sarà meglio che la famiglie metta da parte un gruzzolo prima di spendere e che non si indebiti troppo. Ma uno Stato a moneta sovrana non ha nessuno di questi problemi, esso crea il proprio denaro dal nulla e in realtà deve spendere più di quanto incassi tassando se vuole arricchire i cittadini e le aziende, come già spiegato prima. Eppure nonostante questa verità contabile, il mito che “lo Stato è come una famiglia” si sparse come un virus. Ecco come nacque il mantra di dover sempre pareggiare i bilanci, di mai spendere a deficit, di tagliare la spesa dello Stato. Ecco come è nata l’odierna Isteria da Deficit, e naturalmente tutto ciò ha giocato a favore delle elite poiché paralizzò intellettualmente i governi e gli impedì di spendere a deficit tanto quanto necessario per arricchire e tutelare il pubblico.

E se a questi paradigmi aggiungiamo l’odierna falsificazione su cosa siano le tasse, le cose peggiorano ulteriormente. Infatti in coppia con l’inganno de “Lo Stato deve spendere come fa una famiglia”, giunse l’altra menzogna secondo cui le tasse sono denaro che lo Stato raccoglie

dai cittadini per poterlo poi spendere (sanità, scuola, pensioni…). Questo, con moneta sovrana, è falso. Le ragioni sono complesse (4) e le abbiamo viste nella Parte Tecnica, ma vi basti sapere che un governo con moneta sovrana crea il denaro apponendo firme a pezzi di carta (banconote/titoli di Stato) oppure a trasferimenti di denaro elettronico. Può mai esaurire le proprie firme? Ha per caso bisogno di tassare la gente per riprendersi indietro quelle firme che può creare a piacimento? Ovviamente no. Deve solo stare attendo a non emettere troppo denaro perché potrebbe causare inflazione, ma di certo non ha bisogno di venire a prenderselo bussando alla nostra porta (le tasse). Ma attenzione, perché una cosa le tasse fanno di sicuro: esse fanno calare i conti correnti dei cittadini. E ora mettiamo insieme le due mistificazioni di cui sopra, cioè “Lo Stato deve guadagnare più di quanto spenda” (dunque deve tassare i nostri conti correnti più di quanto li accrediti) e “le tasse sono denaro che lo Stato raccoglie dai cittadini per poter poi spendere” (e di nuovo deve pescare dai nostri conti correnti)… Non ci vuole un genio per capire che questa è la strada più breve per impoverire milioni di contribuenti/cittadini/aziende, e la strada certa per strangolare la Spesa a Deficit Positiva che si basa proprio sullo Stato che spenda di più di quanto ci tassi.

Peccato che ciò abbia piagato le vite di milioni di persone comuni e di lavoratori, di piccole e medie aziende, aggredendone i diritti sociali e la sopravvivenza economica, che dipendevano proprio dalla Spesa a Deficit Positiva per essere tutelati. Infatti questa ideologia che ha reso peccato mortale qualsiasi spesa a deficit per lo Stato sociale e per la piena occupazione è lo strumento fondamentale del piano delle elite di cui tratta questo saggio. La deflazione dei diritti e degli stipendi di chi lavora, la dilagante disoccupazione e sottoccupazione che abbiamo oggi sotto gli occhi, sono il risultato di questa serie di principi. I maggiori predicatori moderni di “Lo Stato deve spendere come fa una famiglia” e della Isteria da Deficit sono stati gli economisti Robert Lucas, Tom Sargent, Neil Wallace (scuola New Classical), Jude Wanniski, George Gilder (Supply Siders), Greg Mankiw (New Keynesian conservatore), Carmen Reinhart and Kenneth Rogoff, ma naturalmente vi hanno aderito quasi tutti gli economisti e i politici.

Di seguito venne un’altra idea fondamentale:

L’INFLAZIONE, CHE E’ L’INCUBO DI TUTTE LE ECONOMIE, PUO’ ESSERE LIMITATA CONTROLLANDO L’EMISSIONE DI DENARO ED EVITANDO LA PIENA OCCUPAZIONE.

Il primo concetto può apparire in teoria come plausibile, il secondo un po’ meno. Tuttavia Milton Friedman, assieme alla sue nota Scuola di economia di Chicago e ai colleghi Carl Brunner e Alan Greenspan, diffuse queste idea con, di nuovo, un fine preciso: impedire ai governi di usare liberamente la loro emissione di denaro sovrano per una Spesa a Deficit Positiva che creasse la piena occupazione. Questi economisti ignorarono, convenientemente, i benefici comprovati dei deficit positivi e della piena occupazione e il fatto che anche in loro presenza si può controllare l’inflazione in diversi modi (5). Perciò ottenerono che i lavoratori non fossero mai posti in una condizione di forte potere contrattuale con una occupazione piena, stabile e con buoni salari.

Di conseguenza, e poiché uno dei target da colpire nella riscossa delle elite erano proprio i lavoratori moderni e i loro diritti avanzati, dovettero ripescare dal passato un altro dogma economico sacro:

ABBASSANDO GLI STIPENDI SI OTTIENE LA PIENA OCCUPAZIONE.

Questa è una delle teorie economiche più devastanti che le elite riuscirono a imporre ai vari livelli di governo in tutto il mondo. Fu proposta in origine dall’economista A. Cecil Pigou nei  primi del novecento, ma fu poi ripresa in era moderna da altri suoi colleghi come Gerard Debreu, Kenneth Arrow, Frank Hahn della scuola Neoclassica, e poi dalla scuola Austriaca di Ludwig Von Mises e Friedrich Hayek, dai New Keynesians come Greg Mankiw, e dagli strateghi Neoliberisti, fra cui gli italiani Alesina, Stagnaro, Mingardi, Savona e altri. Tutti costoro argomentarono che un’azienda assumerà più facilmente i lavoratori se potrà abbassare il costo dei salari. Ma ciò ignora di proposito uno dei più noti paradigmi economici, che dimostra che se si abbassano i salari si abbasserà anche il livello dei consumi degli stipendiati e questo ridurrà le vendite delle aziende con il crollo dei loro profitti, che di conseguenza causerà licenziamenti e cassa integrazione. Cioè l’esatto opposto di ciò che questi economisti prevedevano che sarebbe accaduto. Ma allora, erano così stupidi da non capirlo? Ovvio che no. Non dimentichiamoci che le elite di cui parliamo in questo saggio appartengono soprattutto al settore mega-­‐industriale e ai giganti finanziari internazionali. A costoro importa nulla del destino delle piccole e medie aziende, e al contrario sono ben felici di pescare in una massa enorme di disoccupati e sottoccupati alla disperazione e dunque pronti ad accettare qualsiasi stipendio pur di lavorare. Questi sfortunati formano una nuova “armata di riserva dei disoccupati” (Marx) che permette alle elite di produrre a costi stracciati anche qui nelle nazioni ricche e quindi di poter competere sui mercati dell’export internazionale. E’ proprio questo l’elemento Neomercantile del piano, è questo che si intende per Neomercantilismo. Infine, e ci si arriva facilmente, è chiaro che il dogma di abbassare gli stipendi costituisce di nuovo un altro impedimento per i governi che avrebbero voluto applicare la Spesa a Deficit Positiva per ottenere la piena occupazione e stabilire in tal modo standard più alti per i salari minimi.

 

Come già accennato, uno dei target più complessi che le elite dovevano colpire e controllare era il potere legislativo degli Stati sovrani (quelli occidentali, poiché il pieno controllo del Terzo Mondo non era un problema). In ciò le differenze fra USA ed Europa erano cruciali. Gli Stati Uniti presentava un singolo governo con un’autorità economica centrale, mentre la UE era un conglomerato di genti e culture diverse, e di governi spesso assai litigiosi fra di loro. Cioè assai più complesso da controllare e sfruttare. Il processo di colonizzazione dell’America politica attraverso le idee sopraccitate poteva avvenire (ed avvenne) per mezzo di uno sforzo lobbistico e finanziario coordinato su larga scala. Un identico tentativo fu ritenuto troppo complicato e dispendioso se applicato all’Europa. Per cui questa è l’idea con cui agirono:

CI SARA’ UN’EUROPA UNITA GOVERNATA DA FUNZIONARI NON ELETTI E CONTROLLATI DA UNA RETE DI LOBBY FINANZIARIE E INDUSTRIALI. QUESTI FUNZIONARI NON ELETTI EMETTERANNO LEGGI CON POTERE SOVRANAZIONALE IN MODO DA SOTTRARRE IL POTERE REALE AI PARLAMENTI NAZIONALI. QUESTA NUOVA EUROPA SARA’ DOTATA DI UNA UNIONE MONETARIA TOTALMENTE FUORI DAL CONTROLLO DEI GOVERNI SOVRANI E PRIVA DI UN’AUTORITA’ ECONOMICA CENTRALE.

Questa truffa fu ‘venduta’ agli elettori europei come un passo verso un futuro economico più brillante e un’Europa più civile. Nella UE la creazione dei trattati di Maastricht e di Lisbona – ratificati in legge nazionale da tutti gli Stati – ne ha di fatto abolito la sovranità legislativa. L’Europa vive oggi l’assurdo paradosso di avere una Commissione Europea potentissima che governa tutti con le sue direttive sovranazionali ma che nessun europeo elegge; e un parlamento europeo che è invece eletto dai cittadini ma che non può proporre le leggi (sic). I parlamenti nazionali sono di fatto evirati poiché i Trattati stabiliscono specificamente la supremazia delle leggi UE sia sulle leggi nazionali che sulle Costituzioni (6). Un’analisi di quei Trattati dimostra senza dubbio che l’intero edificio fu creato per il beneficio delle elite  finanziarie e grandi industriali, senza alcun capitolo sociale o sistema di ridistribuzione della ricchezza. La sovranità monetaria è distrutta dai Trattati, in accordo con le intenzioni originarie delle elite di impedire agli Stati di operare la Spesa a Deficit Positiva a favore dei cittadini. Nella UE ciò è stato ottenuto con l’introduzione dell’Euro, che è una moneta non sovrana emessa da 17 banche centrali e che deve essere presa in prestito da tutti i 17 governi dell’Eurozona. In prestito da chi? Dai mercati di capitali privati che direttamente acquisiscono l’Euro alla sua emissione. Ciò limita le prerogative economiche degli Stati quasi totalmente, con le conseguenze catastrofiche che oggi stiamo subendo (maggiori dettagli nel saggio). E’ qui che i potentissimi tecnocrati del Vecchio Continente giocarono un ruolo fondamentale nel tutelare gli interessi delle elite. I più noti fra loro sono stati: i francesi Jean Monnet, Robert Schuman, Francois Perroux, Jaques Attali, Jaques Delors, Francois Mitterrand, Valery Giscard D’Estaing, Jean Claude Trichet; gli italiani Giuliano Amato, Romano Prodi, Mario Draghi, Carlo

A. Ciampi, Carlo Scognamiglio, Mario Monti, Tommaso Padoa-­‐Schioppa, Marco Buti; in Germania Helmut Schmidt, Otmar Issing, Theo Weigel, Helmut Kohl; l’olandese Wim Duisenberg; and in Lussemburgo Jean Claude Juncker.

 

In conclusione possiamo vedere chiaramente che c’è un singolo elemento comune a tutte queste idee e dogmi economici: limitare le politiche economiche degli Stati al fine di impedirgli di operare la Spesa a Deficit Positiva a favore del settore non governativo dei lavoratori, delle piccole e medie imprese e dei cittadini in generale. In altre parole: uccidere la Gallina dalle Uova d’Oro che l’intera società civile avrebbe potuto possedere.

 
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